Ho finito di scrivere
il mio libro,
il mio romanzo,
la mia storia,
la mia vita.
La mia e quella di mio figlio,
vissuta in simbiosi in una missione impossibile.
Voglio condividere con Voi il senso assoluto del nostro viaggio,
in quel periodo di vita profondamente importante.
“Ho raccontato ogni cosa che la mia mente ricordi.
Chiunque si avvicinasse a me in quei momenti,
vedeva un libro aperto anche senza leggerne il testo.”
Ho scritto questo libro mentre il mondo respirava ad occhi chiusi.
Spesso dallo stesso posto, la mia scrivania.
Fuori dalla finestra c’è un panorama rilassante, familiare. Un ricordo d’infanzia che rimane intatto nel tempo:
il prato dove correvo da bambina,
la quercia sotto cui riposare in estate,
esattamente lì dove finivano i palloni persi
e le bambole rotte.
Apro la finestra e respiro a fondo. L’aria che arriva sa di libertà, di colori, di gioia.
È un profumo che per troppo tempo ho smesso di sentire. Un profumo a cui non riuscirei mai a rinunciare.
È il profumo che sa di casa, di famiglia, di vita. La vita che sento parlare, sorridere, sussurrare.
Mio figlio.
Il suono più bello che io possa sentire.
Più forte di un tenore, più dolce di un usignolo. Lui, la mia fonte d’ispirazione. La mia salvezza. Il cielo, vestito di stelle, sembra voglia parlarmi. È complice del momento che sto vivendo, lo illumina, lo scalda. Così come le temperature più miti fanno con la mia pelle.
Tra poco tornerà la bella stagione. Sono serena.
Guardo il mondo che mi circonda e sorrido. Completa e appagata. La stessa sensazione che mi dà il paesaggio fino a poco tempo fa innevato e gelido. Quel quadro di neve silenziosa rimasto intatto nella mia mente, mi ha accompagnato fino alla fine del racconto.
Del mio racconto.
Prendo i fogli dalla scrivania, li stringo tra le mani e il rumore di carta stropicciata fa rima con il sospiro che invade ogni spazio, fa rumore.
Tanto rumore.
Ho finito. Ho messo il punto. E proprio lì,
in quell’istante, mi rendo conto,
come forse non ho ancora mai fatto, che
la fine coincide con l’inizio.
Della vita. Del secondo tempo che mi è stato donato e di cui,
ne sono certa,
non sprecherò più un attimo.
Ale