Quel Carnevale fù il più importante.
Senza maschere e senza scherzi, il destino mi fece incontrare l’uomo della mia vita.
Giocando a fare capolino a carnevale. Come a dire: guarda che scherzetto ti tiro ora e come ti sconvolgo i piani.
Il cambiamento era già in atto, lo sapevo bene.
Fui invitata ad una festa in maschera a cui partecipai seppur con poca voglia.
Era un periodo di transizione e tante piccole sfumature in me stavano diventando colore. Era un processo importante che richiedeva tempo e consapevolezza.
Fare baldoria a carnevale mi sembrava una cosa da ragazzina mentre io stavo diventando adulta. Tuttavia andai. Presi un grembiule bianco e creai la mia versione di cameriera sexy. Come avevo immaginato, la festa era una vera noia. Mi misi ad esplorare il locale e fu in quel momento che mi si avvicinò una ragazza.
“Ecco! – esclamò – Una come questa, per esempio!!!”
Io la guardai senza capire. Lei allora si scusò e mi spiegò. Disse che il suo amico cercava una fidanzata ma non riusciva a beccare una donna giusta. Aggiunse che si vedeva lontano un miglio che io ero una speciale. Io scoppiai a ridere e, forse perché mi stavo terribilmente annoiando, assecondai quel gioco. Mi presentai e poi uscii. Il ragazzo mi seguì. Era timido, impacciato e molto carino, lo ammetto.
La prima parte della conversazione fu da cancellare. Banale e scontata. Ma dopotutto come poteva non esserlo visto che eravamo due perfetti sconosciuti?
Tuttavia, quella sera non ci scambiammo i numeri, non ci demmo appuntamenti. Se lo rividi fu solo perché è così che volle il destino. Lo incontrai per caso in una caffetteria. Lui era con suo cugino, io con una mia amica. Non so come, finimmo tutti e quattro allo stesso tavolo, e lui cominciò a parlare.
Lo avrei ascoltato per ore.
Fu allora che quel ragazzo biondo con la giacca di pelle e i modi da lord inglese mi entrò dentro, scoppiandomi letteralmente dentro il cuore. Accade che mi conquistò lasciandomi senza difese.
Parlammo a lungo quella sera, intervallando le parole a lunghi silenzi carichi di imbarazzo. In quei momenti lui sorrideva. Ed erano sorrisi bimbi, ingenui e puri. Dolci e meravigliosi. Erano sorrisi carichi di promesse. Sapevano di domani.
Questa volta ci scambiammo i numeri e io senza vergogna scrissi: Cuore.
Lui sorrise incredulo: “Cuore?”
Io lo guardai sfacciata e decisa.
“Sì – risposi – io sarò il tuo cuore.”
E scappai via.