Il regalo di Pasqua: vedere la luce del mondo

Mi avevano restituito l’uso delle gambe, ma mi era impossibile camminare senza vedere bene. Le immagini che si focalizzavano alla mia vista erano sbiadite, alterate. Prima di mettere un passo dietro l’altro dovevo riflettere bene: a quale immagine avrei dovuto dare credito? Come potevo muovermi senza cadere, sbattere, fare o farmi danni? Feci una serie di visite. Da quegli occhi bugiardi piansi ogni responso. La mia vista peggiorava giorno dopo giorno. Se all’inizio vedevo un portone a destra, uno al centro e uno a sinistra, più avanti li vidi sovrapposti. Iniziai a poggiare le bende sul comodino di fianco a me, così da non avere il tempo di ricordarmi al mattino della triste realtà. Fin quando non accadde. Il miracolo avvenne a poco a poco, impercettibilmente. I tre portoni sovrapposti, tornarono perfettamente in fila e poi, incredibilmente, divenne uno solo. Feci un sogno strano, bellissimo e inspiegabile. Sognai che ci vedevo. Il mattino seguente presi la benda, ma non l’attaccai. Mi specchiai e i miei occhi si guardarono insieme allo scoccare delle campane della chiesa: era la mattina di Pasqua.
Vedevo un solo portone, da quello potevo entrare senza paura di sbagliare nell’unico mondo che volevo vedere. In quel tempo oscuro, gli occhi di mio figlio davano la vista anche ai miei. Trovai la forza nel mio cuore, lì dove non c’era bisogno di vedere con gli occhi. Era il mio regalo di Pasqua. Tornai a vedere la luce, il mondo, i miei amori, ad immagine piena. Senza più limiti.Senza tagli.Senza inquadrature strette.