Arrivarono gli infermieri e non suonò nessuna sveglia.
Una dottoressa dell’equipe, mi raccontò dell’intervento. “Non dimenticherò mai il sudore del professor Maira, l’indecisione in alcuni momenti e poi il trionfo nell’appoggiare la massa sul tavolo chirurgico.”
Tolsero via il gesso e anche i punti. Li strapparono via con decisione, senza tentennamenti né ripensamenti. Forse era così che si faceva, forse così faceva meno male. Tornai a sentire il mio corpo, ma mi accorsi con sdegno che non avevo sensibilità sul viso: se mi avessero tagliato la guancia non avrei sentito nulla.
Se mi dovessero conficcare un coltello nel viso, non mi accorgerei di nulla, pur convivendo costantemente con il dolore che esso genera.
La vista poi non funzionava come doveva: non vedevo un letto, bensì tre.
Era il giorno di Santa Lucia, protettrice dei ciechi, e la pregai in silenzio di aiutarmi. “Alessia, è finita… oggi!”